LESIONI MUSCOLARI, ATTO SECONDO – UN GRADINO PER VOLTA

Il secondo atto del dramma dell’atleta – o aspirante tale – che si ritrova con una lesione muscolare comincia nello studio del fisio.

Gli scenari possibili variano in base al grado di lesione diagnosticato tramite Eco o RMN (vedi LESIONI MUSCOLARI, ATTO PRIMO – IL TIROTTO – Mov3Imola) per chi si fosse perso la prima parte) e sono principalmente tre:

– Presenza di contrattura muscolare.

Presenza di stiramento – Tecnicamente, lesione di 1° o 2°.

Presenza di strappo – Tecnicamente, lesione di 3° o 4° grado.

Vediamo caso per caso la risposta alla domanda “Cosa devo fare?”

La contrattura

Chi non ha mai avuto una contratura, scagli la prima pietra. Queste fastidiose alterazioni dello stato di tensione delle fibre muscolari, possono essere a volte diagnosticate come lesioni di 1° grado – questo perché ancora manca una vera organicità di terminologie a livello diagnostico, ndr .

Le contratture non prevedono alcuna rottura delle fibre, si manifestano come un aumento circoscritto del tono muscolare, spesso dolenti, spesso a insorgenza ritardata rispetto alla sessione di allenamento / partita. Trattamenti di terapia manuale, utilizzo del foam roller, stretching, possono essere sufficienti per risolvere la sintomatologia dolorosa…insomma, una bazza.

Lo stiramento – lesione di 1° o 2°

Questo è il più antipatico dei tre casi, almeno dal punto di vista del fisioterapista. Spesso il confine tra contrattura e stiramento è veramente sottile, soprattutto in quegli atleti dotati di una buona massa muscolare, che maschera le difficoltà tipiche dell’atleta “stirato”. La sintomatologia è praticamente identica: aumento circoscritto del tono muscolare, dolore etc etc…con la differenza che solitamente, l’atleta sa individuare il momento esatto dell’infortunio. Solitamente inoltre continua poi a giocarci sopra, ma dovremo poi campare anche noi fisioterapisti, no?

In questo caso, il trattamento prevede in primis la risoluzione dello stato infiammatorio, con l’utilizzo di ghiaccio locale, eventualmente terapie fisiche come laser o tecar ( io vi confesso che preferisco comunque il ghiaccio) e riposo.

Risolto lo stato infiammatorio (una settimana è più che sufficiente solitmente), inizia la vera e propria scalata verso la normalità: esercizi a intensità crescente.

L’esercizio terapeutico è la vera arma del fisioterapista, e il miglior amico dell’infortunato: si può stare fermi anche per settimane, ma senza esercizio il dolore non se ne andrà mai completamente.

E’ fondamentale che ci sia una gradualità costante su tutti i fronti: tipologia di contrazione, durata, intensità, carico, coordinazione e gesto sport specifico. Un gradino per volta si riconquista la funzionalità del muscolo pre-infortunio, ma solo se si rispettano in maniera militare gradualità e continuità.

Lo strappo – lesione di 3° o 4°

Per usare un francesismo,qui son c..avoli amari. A differenza dei primi due casi, c’è sempre una rottura fisica di uno o più fasci muscolari. In base alla percentuale di fasci coinvolti – superiore o inferiore al 50% – può essere necessario valutare l’intervento chirurgico.

Una volta esclusa questa opzione, l’iter riabilitativo non cambia rispetto al caso precedente: riduzione dello stato infiammatorio, recupero della mobilità articolare – può risultare compromessa in caso di lesioni molto ampie – ed esercizi ad intensità crescente e graduali fino al ritorno in campo.

Ora vi starete domandando: “bene, tutto molto bello, ma quindi quanto tempo ci vuole per guarire?”

Ecco, questa domanda è parecchio difficile.

Ne parliamo nel prossimo articolo!